Museo della Memoria Carceraria

Indirizzo
Castiglia - Piazza Castello, 1
Orari, tariffe e prenotazioni

La Castiglia, come istituzione penitenziaria, ha attraversato gran parte della storia del Regno di Sardegna e dello Stato nazionale: dalla sua inaugurazione nel 1828 il carcere saluzzese ha vissuto la fase risorgimentale, i primi decenni dell’Unità nazionale, il ventennio fascista, l’avvento della Repubblica sino alla chiusura messa in atto nel 1992. A ciascuno di questi periodi storici corrispondono diverse concezioni della pena e diverse scelte di politica criminale.

Il Museo della memoria carceraria ripercorre tali vicende considerandole un episodio importante del racconto di una istituzione che ha segnato la formazione delle moderne democrazie occidentali: il carcere disciplinare. Allestimenti di grande impatto emotivo, sostenuti da una documentazione d’archivio di ineccepibile rigore scientifico (e l’esposizione dei piccoli oggetti ritrovati nelle celle della Castiglia quando, nel venne 1992, venne smantellata come istituto penitenziario), caratterizzano un inedito e suggestivo percorso museale inserito nelle antiche celle di isolamento al piano seminterrato dell’edificio.

Personaggi famosi, guardiani e funzionari dello Stato sconosciuti al grande pubblico, pericolosi briganti e poveri marginali finiti in carcere per piccoli reati compongono la storia del primo carcere moderno del regno sabaudo attraverso un allestimento multimediale che si propone di coinvolgere il pubblico anche dei non esperti e dei giovani.
Una riflessione a 360 gradi sul carcere, sul suo significato storico per le moderne democrazie e sui suoi infiniti rapporti con l’arte, il cinema e la letteratura.

Una sezione del percorso museale è stata inoltre dedicata al fenomeno, analogo ma da tener distinto dalla pena detentiva, della relegazione per motivi politici e religiosi. La Castiglia è stata infatti triste protagonista della deportazione del popolo valdese alla fine del Seicento, così come sono transitati entro le sue possenti mura i detenuti antifascisti (tra cui quel Rodolfo Morandi a cui è intitolata l’attuale casa di reclusione di Saluzzo), nonché hanno risuonato le voci dei patrioti risorgimentali legati a Silvio Pellico o rinchiusi nelle fortezze sabaude.

All’allestimento del museo hanno partecipato accademici e operatori penitenziari, ex detenuti e gli stessi cittadini di Saluzzo, intervistati sui ricordi di un carcere che si trovava nel pieno centro cittadino, mentre gli studenti e i docenti del Liceo artistico “Soleri Bertoni” di Saluzzo hanno contribuito attraverso la costruzione di manufatti, dipinti e oggetti storici ricostruiti in base a documentazione rigorosamente d’archivio.

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