Da qualunque punto si arrivi in città, guardando verso la sommità della collina non si può fare a meno di essere affascinati dalla maestosità dell’antico Castello dei Marchesi, che sovrasta il borgo medievale e si staglia dalla prestigiosa cornice del Monviso.
Culmine della città vecchia, sin dalla costruzione la Castiglia rappresenta l’espressione più alta del ruolo di piccola ma insigne capitale che Saluzzo ebbe a ricoprire per quattro secoli.
La costruzione del castello di Saluzzo, voluta dal marchese Tommaso I, è databile tra il 1270 e il 1286 sulla base di precedenti fortificazioni. Infatti il nome popolare “Castiglia” deriva probabilmente dal plurale latino castella (“i castelli”) e allude al complesso di edifici fortificati, attestato sin dal 1120.
Originariamente la Castiglia si presentava come una rocca a pianta quadrangolare, circondata da una cortina di mura con quattro torri cilindriche angolari. Il castello era organizzato attorno a una corte, su cui si affacciava il palazzo con gli appartamenti marchionali. A partire dal 1470 successivi interventi ne mutarono completamente la struttura: in particolare il marchese Ludovico II (1475-1504) volle trasformare la fortezza in dimora signorile sul modello delle altre corti italiane del Rinascimento, in occasione delle proprie nozze con Margherita di Foix (1492). A quest’epoca risalgono il massiccio torrione circolare che reca alla sommità tondi decorati, in cui sono ancora visibili lo stemma di Saluzzo e l’effige di un’aquila imperiale, nonché un ciclo di affreschi “a grisaille”, minuziosamente descritti nei suoi testi dallo storico locale Delfino Muletti (1831) e di cui oggi rimane un semplice frammento visibile sulla scala di accesso ai piani espositivi dell’edificio
L’occupazione francese del Marchesato (1549-1588), la successiva annessione al Ducato di Savoia nonché il rinnovamento delle tecniche belliche comportarono la decadenza e il degrado della Castiglia, che perse la sua funzione di presidio militare.
Alla fine del Settecento, durante la dominazione francese, il castello fu adibito a sede del Governatore del Marchesato e a caserma del presidio, ma all’inizio del secolo successivo l’edificio era ormai gravemente degradato per la mancata manutenzione.
Dopo essersi prospettata l’ipotesi di una demolizione, grazie alle proteste di autorevoli cittadini, si optò per trasformare l’antico castello in carcere, funzione che per altroe aveva già svolto nel Settecento.
Nel 1825 iniziarono i lavori di ristrutturazione con l’abbattimento delle strutture fatiscenti e la ricostruzione pressoché completa del corpo centrale, con conseguente distruzione delle decorazioni quattrocentesche e di altri elementi architettonici. Si salvarono soltanto due frammenti di affreschi, asportati durante i lavori: una “Madonna con Bambino” ed una “Deposizione”, poi riacquistati dal marchese Emanuele Tapparelli D’Azeglio per il museo di Casa Cavassa.
L’edificio ha mantenuto la sua funzione di carcere fino al 1992 e dal 2002 è stato oggetto di un lungo e attento restauro con l’obiettivo di restituirlo alla fruizione pubblica.
Oggi la Castiglia ospita due musei, il Museo della Civiltà Cavalleresca e il Museo della Memoria Carceraria, a ricordare le due principali funzioni svolte dall’edificio. Inoltre nella manica ottocentesca trovano sede l’Esposizione permanente IGAV – Istituto Garuzzo per le Arti Visive, saloni per esposizioni temporanee e l’Archivio Storico. Inoltre la cinta muraria del carcere, ancora intatta, permette al visitatore di seguire un percorso di eccezionale panoramicità che consente di percepire la Castiglia in tutta la sua imponenza.
L’apertura dell’antico castello alle forme e alle sperimentazioni dell’arte contemporanea, con un’intera area dedicata alla Collezione permanente dell’IGAV e a mostre temporanee, ha determinato il riconoscimento della Castiglia quale “Luogo del contemporaneo” da parte del MIBAC dal 2012.