Il Ramassin, chiamato anche dalmasin o darmasin è una tipicità tutta saluzzese, conosciuto fuori dal Piemonte soltanto dai gourmet. E’una piccola susina blu-violetta dalla polpa morbida e carnosa. La buccia è sottile come una pellicola, il profumo è intenso e il sapore è dolcissimo.
Il termine è dialettale e traduce il nome della varietà cosiddetta damaschina, che si rifà a sua volta alla città siriana di Damasco, località originaria di coltivazione. La coltivazione è talmente antica che non esiste alcuna documentazione specifica in merito, tranne alcune testimonianze negli archivi comunali del saluzzese. Qui, in particolare nella valle Bronda, sono coltivati i ramassin più buoni. Il microclima particolare e i terreni collinari al di sopra dei 500 metri di altitudine, straordinariamente vocati, garantiscono ogni anno un raccolto eccellente.
La raccolta viene effettuata ai primi di luglio, quando i frutti – molto delicati – sono giunti a maturazione. Si fanno cadere i frutti a terra o su reti sospese che impediscono il contatto violento con il terreno. I frutti sono infatti delicatissimi e potrebbero danneggiarsi e deperire in poche ore.
Questa susina è buona fresca, ma è ottima anche essiccata, trasformata in confettura, oppure cotta e conservata per l’inverno in barattoli di vetro.
Un consiglio: se si trova sulla buccia dei frutti una patina chiara che assomiglia ad un sottile strato di polvere, non bisogna spaventarsi, anzi! È la cosiddetta “fiur” o pruina, che naturalmente si trova all’esterno dei frutti maturi sulla pianta, ed è sinonimo di freschezza!