Casa Cavassa

Indirizzo
Via S. Giovanni, 5
Orari, tariffe e prenotazioni

Casa Cavassa è uno degli edifici-simbolo del rinascimento saluzzese, dimora di Galeazzo Cavassa e del figlio Francesco, appartenenti ad una nobile famiglia originaria di Carmagnola (fiorente centro commerciale, nonché avamposto strategico per la difesa contro le minacce di conquista dei Savoia, appartenente al Marchesato di Saluzzo fin dal 1100).
Probabilmente Galeazzo Cavassa acquista l’edificio dopo il 1450 senza apportare grandi cambiamenti alla struttura medievale (ancor oggi testimoniata dalle finestre ad arco acuto sulla facciata di Via San Giovanni). In ogni caso la scelta di rendere tale edificio la residenza ufficiale della famiglia Cavassa a Saluzzo non è casuale, poiché la casa si trova vicino ai principali edifici del potere religioso (la chiesa ed il convento di San Giovanni) e del potere politico (il castello dei marchesi e l’antico palazzo comunale).

Galeazzo Cavassa riceve dal marchese di Saluzzo prestigiosi incarichi pubblici, tra cui dal 1464 quello di Vicario Generale del marchesato, carica successivamente ricoperta anche dal figlio Francesco . Nel 1505 Francesco diventa unico proprietario della casa paterna, che vive il suo momento di massimo splendore: frequentata da intellettuali e personaggi di corte, la casa viene ampliata e trasformata grazie al lavoro di numerosi artisti che si ispirarono ai modelli rinascimentali padani.

L’edificio rimane di proprietà degli eredi di Francesco Cavassa fino al 1775, anche se nel corso di questo periodo si suppone che l’edificio venga trasformato ed adattato alle esigenze dei vari proprietari, nonché spogliato del mobilio originario, dei dipinti e della ricca biblioteca con manoscritti miniati e testi giuridici che Francesco Cavassa aveva radunato nel corso della sua vita (e di cui rimane qualche esempio presso i Fondi storici della biblioteca).

Successivamente il palazzo fu suddiviso tra vari proprietari fino a quando nel 1883 il marchese Emanuele Tapparelli D’Azeglio (1816-1890) lo acquista con l’intenzione di restaurarlo e trasformarlo in museo.

I restauri furono affidati all’ingegnere torinese M. Pulciano e al pittore V. Avondo che intervennero secondo il principio del “completamento in stile” ovvero decisero di recuperare l’aspetto medievale e rinascimentale dell’edificio, eliminando tutto ciò che era stato realizzato in epoche successive e costruendo elementi architettonici ritenuti caratteristici di quell’epoca (ad esempio il muro merlato e la torre con balconcino).

Parallelamente ai lavori di restauro il marchese Tapparelli procedette all’acquisizione sul mercato antiquario di oggetti che potessero documentare i Cavassa e, più in generale, di opere databili al 1400 e 1500, con l’intento di ricreare l’arredo della casa, dando, allo stesso tempo, un contributo fondamentale alla tutela del patrimonio storico-artistico locale.

Risale al 1888 il testamento del marchese Emanuele Tapparelli d’Azeglio: Casa Cavassa viene destinata alla Città di Saluzzo con il mobilio e gli oggetti d’arte in essa contenuti affinché sia utilizzata “per uso di museo o per feste municipali”.

Nonostante le numerose trasformazioni subite, si conservano alcune opere che testimoniano il fasto della casa all’inizio del 1500. Tra queste spiccano il portale marmoreo con il portone ligneo (opere dello scultore lombardo Matteo Sanmicheli e datate tra il 1518 e il 1528), visibili sulla facciata di via S. Giovanni: in alto si osserva lo stemma dei Cavassa (con il cavèdano, pesce d’acqua dolce che risale la corrente) ed il motto di famiglia “droit quoi quil soit” (“avanti a qualunque costo” o “giustizia quale che sia”). Inoltre una delle pareti del loggiato conserva al primo piano gli affreschi a grisaille, opera di Hans Clemer, raffiguranti alcune imprese di Ercole, realizzati tra il 1506 e il 1511.

Oggi il percorso museale si sviluppa su due piani, piano terra e piano primo, presentando una sequenza di 15 sale con soffitti lignei dipinti e pareti decorate, mentre i sotterranei sono utilizzati per mostre e attività didattiche. Tra le opere esposte all’interno delle sale si possono ricordare: la tavola dipinta e dorata raffigurante la Madonna della Misericordia di Hans Clemer (1499 c.) ed il coro ligneo tardogotico proveniente dalla cappella dei Marchesi di Saluzzo a Revello (sala 5); il polittico “L’adorazione dei Magi”, opera di Jacobino Longo, datato 1530 (sala 9); i ritratti di Carlo Emanuele I di Savoia e della consorte Caterina d’Austria, dipinti da Giovanni Caracca intorno al 1590 (sala 13).

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